Il Vat Gap (la distanza tra l’Iva potenzialmente dovuta e quella che poi entra nelle casse pubbliche) supera i 35 miliardi in Italia, in Europa invece è 151,5 miliardi.
Quindi circa ¼ di evasione Iva nell’Unione Europea si consuma (o almeno proviene) proprio all’interno del nostro Paese…
Quali strumenti sono stati utilizzati per contrastare questo fenomeno?
Il principale è lo split payment, ossia il meccanismo per cui è direttamente la PA a versare l’Iva nelle operazioni con i fornitori privati. Uno strumento che è stato in grado di garantire all’Erario maggiore Iva incassata per 7,3 miliardi nel 2015 (primo anno di applicazione), 10,6 miliardi nel 2016 e 11,1 miliardi nel 2017.
Il sistema è stato progressivamente esteso alle partecipate e alle quotate in Borsa nel 2018 e questo ha complicato il sistema, obbligando imprese e professionisti a controllare puntualmente gli elenchi pubblici nell’apposita sezione del sito del Dipartimento delle Finanze.
Un ulteriore problema riguarda le imprese, in particolare di piccole e medie dimensioni, ed è rappresentato dai minori incassi di IVA.
Questo perché le imprese che lavorano in prevalenza con soggetti cui si rende applicabile il regime di split payment, farà aumentare di molto la probabilità di maturare dei crediti IVA e il contestuale aumento degli oneri amministrativi necessari per l’utilizzo in compensazione dei crediti IVA, spingendo sempre più le imprese verso la richiesta residuale di rimborso. Richiesta di rimborso su cui continuano a maturare interessi del 2{c6f1e3cbbf388f39af87624e7ab33d42cc5a4ced45b8f171171c043a5d28b876} e solo dal secondo semestre.
Il nuovo Governo sta cercando di trovare una soluzione a questo problema, la più papabile?
Il superamento dello split payment con la fattura elettronica.
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