Credito d’imposta per le PMI che si quotano in Borsa

News | pubblicato il 3-11-2017
a cura di Alessandra Pujia

Tra le proposte della nuova Legge di Bilancio 2018, il Governo inserisce un taglio del 50{c6f1e3cbbf388f39af87624e7ab33d42cc5a4ced45b8f171171c043a5d28b876} dei costi sostenuti per la quotazione in Borsa delle PMI. Nello specifico si intende concedere un credito di imposta nella misura pari alla metà dei costi di consulenza e collocamento, legati all’offerta pubblica iniziale (IPO).

Credito_imposta_PMI_quotate_ Borsa

Il flusso di liquidità introdotto dai Piani individuali di risparmio (PIR) previsti dalla Legge di Stabilità, approvata dal Governo lo scorso anno, ha indirizzato gli investimenti delle famiglie principalmente verso il segmento AIM di Borsa Italiana, dedicato alle PMI e ha favorito nuove offerte pubbliche iniziali ma ancora troppo poche rispetto al veloce aumento di liquidità nel segmento.

Rendendo più bassi i costi di quotazione, il Governo spera di incoraggiare gli imprenditori ad avere fiducia nel mercato borsistico. Senza appesantire la propria struttura aziendale, ricorrendo all’indebitamento, concesso non così facilmente dagli istituti di credito, le PMI ad alto potenziale di crescita possono trovare nuove possibilità di sviluppo, usufruendo della liquidità dei PIR, rendersi competitive anche a livello internazionale e favorire così la crescita del Paese.

L’accesso al segmento AIM porta le imprese ad ottenere maggiore visibilità internazionale, risorse per investire in capacità innovativa, minor indebitamento, un regolamento borsistico più flessibile e un accesso rapido al mercato. Qualsiasi tipo di società può accedervi anche con una quota minima del 10{c6f1e3cbbf388f39af87624e7ab33d42cc5a4ced45b8f171171c043a5d28b876} del capitale, le procedure di ammissione sono più veloci e le garanzie di informativa post quotazione richieste più snelle ma comunque adeguate e garantite da figure professionali specializzate.

I motivi di diffidenza nei confronti di questa forma di finanziamento si ritrovano soprattutto nei costi per la quotazione in sé e quelli di mantenimento all’interno del mercato. Diversamente da quanto accade con il ricorso alle banche però, i costi per la quotazione vengono sostenuti una sola volta e danno l’accesso al mercato in modo permanente. Vengono suddivisi in costi variabili e fissi: i primi riguardano il collocamento dei titoli sul mercato e sono proporzionali al capitale raccolto; i secondi sono relativi all’attività di consulenza e dipendono dalla complessità dell’impresa e dal mercato nel quale si vuole entrare.

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